Compassio Machinae Non Exierit

L’auto viene crackata e la strada non è più una scelta del guidatore.
Il fucile viene crackato e il bersaglio non è più scelto dal tiratore.
Oltre mille, fra scienziati ed esperti (Stephen Hawking, Steve Wozniak, Daniel Dennett, Noam Chomsky…) sentono l’esigenza di chiedere pubblicamente il bando delle armi dotate di intelligenza artificiale.
Questi sono i tempi, questo il contesto in cui vado a vedere “Ex_Machina”, prima prova di Alex Garland alla regia ma già sceneggiatore di perle come “28 giorni dopo” e “Dredd”, e mi rendo conto che era dai tempi della lettura di Neuromante che un racconto non mi ispirava questo deliziosamente sgradevole sentimento, misto di fascino e angoscia.
E’ per questo motivo che ho amato da sempre la buona fantascienza, per il suo essere in grado di raccontarti il tuo presente e al contempo fartelo rielaborare, con l’artifizio di un illusorio distacco temporale.
E’ il futuro ma assomiglia così tanto al presente da farti star sveglio la notte a pensare a come limitare i danni, perché c’è qualcosa di meraviglioso e terribile che sta arrivando e sembra ineluttabile.
Grazie Alex, perchè Ex_Machina è un film bellissimo, che consiglio a tutte le persone che vivono i film anziché semplicemente vederli. Un po’ meno consigliato per chi si annoia con i bei dialoghi e la stupenda fotografia.
Stanotte dormirò con un occhio aperto, pensando alla “Regola del Comandante Adama” redatta da Paolo Attivissimo: se ti può uccidere, non interconnetterlo.

come finiva quella storia della pesca nel ghiaccio?

Un grande cast, diretto magistralmente, bella fotografia, bel montaggio, dialoghi per menti sottili e… un storia!

American Hustle ti porta per mano in una realtà appena un poco romanzata, lasciandoti a lungo il dubbio su che genere di film tu sia venuto a vedere. Una commedia? Un dramma psicologico? Il solito film sui maghi della truffa?

Beh, tutto questo a meno di non essere la signora in sala che già rideva nei primi 40 secondi di film durante i quali, ve lo assicuro, non c’è proprio un cazzo da ridere. Soprattutto se hai problemi tricologici. Massimo rispetto.

Nulla di totalmente nuovo sotto il sole, intendiamoci, ma qui davvero Bale e compagnia riescono nell’intento di lasciarti piacevolmente interdetto. Ti strappano la risata, Bradley Cooper fa.. beh fa Bradley Cooper, ma un minuto dopo ti stai chiedendo chi sia davvero sincero, e quando. E ora stai sorridendo ma per un motivo diverso, per quel guizzo di piacere che si prova quando il tuo cervello si sta divertendo a funzionare.

Un intreccio ben costruito cui solo sul finale un leggerissimo occhiolino anticipa l’exploit. In quel momento potete tranquillamente far ingastrire il vostro amico di fianco, anticipandogli cosa succederà. Ma solo se siete stati veramente attenti. Se per esempio siete il ragazzo della fila avanti che per due terzi del film ha giocato a ruzzle sul cellulare nulla sarà così palese da non strapparvi un “ah!”.

Insomma film consigliatissimo per tutti tranne, magari s’è intuito, per il solito, becero, stupido, orrendo pubblico addestrato come un branco di scimmie dai film vanzineschi. Giuro, pagherei 20 euro per il biglietto, purché in sale con pubblico selezionato all’ingresso. Tanto se non compro i pop-corn, salati in ogni senso possibile, risparmierei comunque.

E se per caso, nonostante io non lo creda possibile, ma se per caso il film non dovesse piacervi ricordatevi: la gente crede, o vede, ciò che vuole credere, o vedere.

La generazione dei cavalieri solitari

Quando bastano sedici note da l’ouverture del Guglielmo Tell e un uomo mascherato in sella a un cavallo bianco per farti venire la pelle d’oca, forse è giunto il momento degli esami del sangue che ormai gli anni si accumulano.
O forse dipenderà solo da quelle giovani estati in soffitta, a combattere la noia con libri e fumetti western già vecchi allora.
Un brivido mi nostalgia mi percorre la schiena e mi inumidisce gli occhi ogni volta che penso a parole come Pecos, Yuma, Rio Grande, ranger o apache.
Nel selvaggio West, deserto e inospitale, che tira fuori il meglio e il peggio da ogni uomo, un uomo solo può fare la differenza e solo rimane, perchè è consapevole che solo rimanendo fedele al suo destino, fino alla fine, la sua icona potrà diventare leggenda e sopravvivergli.
Posti e tempi simili sembrano duri da vivere, tuttavia fornivano facili soluzioni a chi era in cerca di un senso da dare alla propria esistenza.
E allora in questi giorni, quando è tutto facile e tutto è estremamente complicato, è bello sperare di poter gridare ancora “Hi-Yo Silver!” e cavalcare fino all’orizzonte.

Ah, “The Lone Ranger” è un film divertente e ben confezionato.

Cose che mi piacciono: ristorante Koko

Domenica scorsa ho provato questo nuovo ristorante Koko, in via Ferrarese 119 a Bologna, attratto dalla tipologia: “Mangia quanto vuoi!”

Il posto è grande, nuovo, pulito e moderno. Alla sera si mangia con 20 euro, bevande escluse. La qualità del cibo mi è sembrata molto buona e tornando a casa non avevo addosso il classico odore da “ristorante cinese”.

In circa un’ora e mezza con quei 20 euro sono riuscito a scofanarmi in rigoroso ordine sparso: sushi, cucina cinese, pizza alta e bassa, salumi, grigliata (il cibo viene cotto al momento presentando il piatto al cuoco), zuppa inglese, tiramisù, torta di mele e un sorbettino per digerire…

Occhio però a non lasciare roba nei piatti, gli sprechi sono infatti giustamente puniti con sovrapprezzi che possono far raddoppiare il costo della serata!

Interessante anche la proposta del pranzo a 10 euro, dove mi dicono esserci minor scelta ma pur sempre onesta.

Il posto meritava una recensione, non foss’altro perchè dopo tutto quel bendiddio, preso da allucinazioni digestive ho dimenticato lì la carta di credito. Me ne sono accorto all’alba di 3 giorni dopo e il cassiere me l’aveva gentilmente conservata. Grazie mr. Koko!

…SU! che la vita è bella anche se fa male…

Ogni tanto è il caso di fermarsi a pensare.
Ogni tanto è il caso a fermarti e a farti pensare.
Capita poi che pensare possa essere sinonimo di riflettere.
Succede infine di riflettersi in uno specchio di cristallo liquido in formato sedicinoni.

Tutto sommato, non è strano avere 35 anni una moglie e nessun figlio. 35 anni alle spalle e qualche altro davanti, alcuni probabili, altri meno. 35 anni di progetti abbozzati sulle nuvole e sogni di avventure che…
Perchè i sogni, ricordati a occhi aperti, sono sempre anacoluti.

Siamo abituati a vedere la vita andare avanti; perchè la vita, maledetta, avanti ci va davvero. Inesorabile trascina nel tempo ogni cosa, forzandoci a una visione ternaria e bidimensionale di prima e dopo separati da un effimero adesso.
Per fortuna o per grazia, esiste l’astrazione che ci può sollevare dal piano dell’esistenza; verso un punto di vista elevato dal quale si può riconsiderare il tutto.
Da lassù l’arazzo è bello perchè il filo della tua vita è intrecciato a mille altri.

Ieri sera ho visto UP! della Pixar. Che bello.
Per i primi 10 minuti è consigliabile tenere a portata di mano una scatola di fazzoletti.

FreeFileSync recensito su LifeHacker

FreeFileSync
FreeFileSync

FreeFileSync è un’applicazione OpenSource, pubblicato sotto licenza GPL, per la sincronia fra 2 cartelle. Il programma è dotato di molte e potenti opzioni personalizzabili e della possibilità di lavorare in batch.
Io l’ho trovato da subito molto interessante e, notando che mancava della traduzione in italiano, l’ho inviata all’autore che l’ha poi adottata nelle ultime versioni del software.
ZenJu (l’autore) è piuttosto impegnato nel progetto e negli ultimi mesi ha rilasciato diverse versioni, implementando di volta nuove funzioni e potenzialità al programma.

Detto questo, sono lieto di linkare la recente recensione del programma su LifeHacker!

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