perchè la bellezza è nella delicatezza effimera di ogni minuscolo elemento, nella scomposizione dei fotoni, nell’immenso nulla di un raggio di luce che tutto l’universo riempie
Ogni tanto è il caso di fermarsi a pensare.
Ogni tanto è il caso a fermarti e a farti pensare.
Capita poi che pensare possa essere sinonimo di riflettere.
Succede infine di riflettersi in uno specchio di cristallo liquido in formato sedicinoni.
Tutto sommato, non è strano avere 35 anni una moglie e nessun figlio. 35 anni alle spalle e qualche altro davanti, alcuni probabili, altri meno. 35 anni di progetti abbozzati sulle nuvole e sogni di avventure che…
Perchè i sogni, ricordati a occhi aperti, sono sempre anacoluti.
Siamo abituati a vedere la vita andare avanti; perchè la vita, maledetta, avanti ci va davvero. Inesorabile trascina nel tempo ogni cosa, forzandoci a una visione ternaria e bidimensionale di prima e dopo separati da un effimero adesso.
Per fortuna o per grazia, esiste l’astrazione che ci può sollevare dal piano dell’esistenza; verso un punto di vista elevato dal quale si può riconsiderare il tutto.
Da lassù l’arazzo è bello perchè il filo della tua vita è intrecciato a mille altri.
Ieri sera ho visto UP! della Pixar. Che bello.
Per i primi 10 minuti è consigliabile tenere a portata di mano una scatola di fazzoletti.
Fatemi capire bene.
Morgan non può andare a San Remo a cantare e sublimare nell’arte il suo mal di vivere perchè fuma crack.
In compenso qualunque scimmia pippata di coca se ne può stare tranquillamente a far finta di governare il paese degli ipocriti bigotti.
In effetti tutto questo ora ha più senso.
Un senso lisergico senza dubbio.
Chissà se Lucy in the Sky with Diamonds l’avrebbero fatta cantare…
Pare ci sia qualche possibilità di tornare a parlare di fusione nucleare, non fredda ma comunque fusione.
Entro l’anno, questo anno, non un anno a caso.
Una produzione di energia auto-sostenuta, una macchina a rendimento energetico maggiore di 1, you know.
Per spirito di autoconservazione attiverò i retrorazzi del mio AHSS (Anti Hoax Skepticism Shield) subito dopo i controlli di routine all’ABS (Anti Bullshit System).
Ma le mie mani in tasca hanno le dita incrociate, intimamente sperando che sia vero.
Poi magari il mondo resta lo stesso di prima ma almeno potrò togliermi lo sfizio di due risate leggendo della probabilità che un sole in miniatura creato negli States entri in risonanza con il buco nero creato al CERN di Ginevra determinando l’immediato annichilimento dell’intero, nostro, orribilmente monotono continuum spazio temporale.
So say we all, ad ogni buon conto.
Nella città delle osterie arrivarono gli inglesi coi loro pub, ottenendo che nè pub nè osterie fossero più ciò che erano un tempo. Quando si dice l’integrazione.
In questa piccola città da almeno quindic’anni, ma c’è chi giura almeno venti, la notte di Natale era una gran festa. C’era la messa di mezzanotte, per molti ma non per tutti, che portava un sacco di gente, amici che magari non si incontravano altrimenti, a voler brindare tutti insieme fino a mattina presto.
E’ sempre tardi dopo che han suonato le campane, almeno l’una se il prete è stato clemente dal pulpito. Poi baci, abbracci e auguri che lascian quell’arsura lenibile soltanto dal buon orzo fermentato.
Dunque tutti a cincinnare boccaloni! E guai a lesinare i dollaroni! La Notte è festa e va celebrata.
Fino a quel giorno lì, quello in cui vedi alcuni banchi vuoti, che senti quello vestito di bianco che parla senza dir nulla. Quel giorno maledetto in cui la macchina si ferma davanti alla serranda abbassata, luci spente, pioggia e silenzio.
Dice che Franco e Katy sono in sudamerica, che hanno ereditato e venduto. Dice che qualcuno ha comprato il locale, che gente nuova è arrivata ma vestita troppo bene. Dice che boh…
La pioggia battente non spaventa, c’è ancora voglia di festa, ma poi chiama quello che il Malto&Luppolo è spento, che SucchiD’uvaDall’Italia è serrato, Re Artù non ha voglia di servire e insomma, ne restano un paio, giusto il VecchioPonte e il CapitaleDiCuba ma oramai di posto non ce n’è. Chi è dentro è dentro stipato e si lamenta, chi è fuori è fuori bagnato e si lamenta.
Ma è questo il modo di fare a modo!?
Parli parli di tradizioni, di italiani, di brava gente, di radici e grandi spiriti. Poi non sai cosa dire per colpire ancora il cuore, almeno una volta l’anno. Non sai cantare, non emozioni, ti attacchi a patacchi senza senso.
E parli parli ancora, di crisi, di poco lavoro, dell’economia che non tira. Poi lasci la gente a casa, delusa, col porcellino rotto stipato in tasca che finirà altrove che non nella tua brocca.
Regaz, poche pippe, il Comedor non c’è più e, per alcuni di noi, se n’è andato con la nostra gioventù. Gli altri non so, forse tra un po’ si accorgeranno che Bologna è cambiata.
Oggi m’è capitato di sentire questa frase:
Mi ha chiamato l’asilo, dice che il bimbo ha inciampato e ha un livido perchè ha battuto la testa su una sbarra di legno! Stasera certamente mi lamenterò dicendo che quella barra è pericolosa e va’ subito rimossa!
Scandalo, orrore, raccapriccio!
Ora, io non sono padre e certamente non posso capire le ansie genitoriali, ma secondo la su descritta logica perversa quando uno sbatte contro una porta la farà rimuovere, se prende contro ad un parapetto lo farà rimuovere, se scivola da una scala la farà rimuovere… pfff troppo lavoro accidenti, capisco che così si aumenti il PIL, ma se invece giocassimo d’anticipo rimuovendoti direttamente il cervello dal cranio?
E credimi, dolce schiuma di brodo primordiale, sarebbe meglio così che vivere in una casa vuota, tonda, gommosa magari al 5° piano senza scale e senza finestre, guidare un’auto senza portiere che possano chiudersi sulle nostre fragili dita, e in buie città senza lampioni, perchè accidenti è proprio spiacevole sbatterci contro mentre si legge il giornale passeggiando.
Poi uno si chiede qual’è la base cui i partiti politici fanno riferimento…